Era venuto il momento di raccontare per P.*
Si credeva quasi un eroe per aver abbattuto un orso. Così raccontò
Pochi giorni prima gli era capitata una fortuna simile: quelli d'Ambria, sopra alla «Spazzada» avevano abbattuto una grossa orsa.
I due orsacchiotti che l'accompagnavano erano scomparsi.
Ora P., essendosi recato nei prati sopra ad Agneda, aveva visto qualcosa di nero che si muoveva nel greto del torrente.
Con sorpresa, constatò che si trattava di un orso.
Corse a cercare il suo fucile, si accovacciò dietro ad un masso e...pam!
L'orso cadde fulminato.
— Era un orsacchiotto magro che si reggeva a mala pena in piedi, uno dei due a cui avevano ucciso la madre e che si aggirava già da qualche giorno nei dintorni — osservò uno di quelli che erano rosi dall'invidia per non aver potuto fare il colpo fatto da P.
Questi si strinse nelle spalle, disdegnando di rispondere.
Per un orso, e tale lo era, gli era stata pagata la taglia come tale.
A lui poco interessava che fosse magro o grasso. Che altri ne abbattessero di migliori.
Gli altri, allora, raccontarono dell'enorme orso che si aggirava nel bosco di Mottolone terrorizzando gli alpeggi di Scais e Caronno, dove appariva di tanto in tanto per sbranare una capra.
Quello si che era un orso!
Un giorno, si era visto entrare sotto ad un enorme masso che formava quasi una caverna. Si andò a cercare su tutti gli alpeggi dei fucili e si disposero tutti intorno all'apertura della caverna con un sistema di funicelle e leve che avrebbero dovuto abbattere l'animale con una formidabile scarica.
Ma Martin, coi suoi piccoli occhietti, li guardava fare dal fondo del suo buco e sorrideva.
La notte, sull'alpe di Caronno, si tesero gli orecchi.
Si attendeva ad ogni istante la scarica dei fucili.
Ma ad un tratto giunse il grido spaventato di una capra che veniva sgozzata.
— L'orso! esclamarono tutti rannicchiandosi nella piccola baita.
All'alba si andò a vedere.
Una capra era scomparsa.
Si risalì alla caverna: tutti i fucili erano ancora in posizione ed i colpi non erano partiti.
Girando intorno al masso, ci si accorse che, sotto i cespugli, c'era una buca che comunicava con la caverna.
Martin era uscito tranquillamente da là, lasciandovi solo qualche pelo ed aveva ricominciato le sue imprese.
*Identificabile come sig. Parora, autore della cattura dell' «orso tascabile»
dal libro "GIOVANNI BONOMI Guida Alpina" di Marino Amonini
ed. Biblioteca Civica di Piateda, 1985
traduzione dal libro del Prof. Bruno Galli Valerio "Cols et Sommets" Losanna e Parigi 1912